La MADONNA DI TORRE: silente testimone della nostra storia
a cura dell'Archeologo Marco Ciliberti
Ci
sono luoghi, attorno a noi e nei nostri paesi, che hanno sfidato i secoli e che
sono testimoni degli eventi che hanno plasmato la nostra storia, giungendo fino
ai giorni nostri.
Uno di questi è senza dubbio l’area della chiesa della
Madonna di Torre, o Madonna di Sizzaro, a metà strada tra i paesi di Adelfia e
Sannicandro: oggi una bella chiesa risalente al XV secolo si staglia placida e
tranquilla tra i vigneti e gli uliveti, a presidiare un incrocio di strade. Ma
proprio in quella zona sorgeva, in epoca medioevale, un piccolo borgo, uno dei
tanti che punteggiavano la campagna sannicandrese, di cui è rimasta memoria nei
toponimi e nelle memorie popolari: il borgo, che in antico era chiamato Sizirum, compare nei documenti per la
prima volta nel 1077 quando un ricco signore barese di nome Mele assegna a suo
figlio la parte di beni spettanti in eredità, tra cui nomina varie proprietà
agricole in loco Siziro, a
testimonianza di come i ceti dirigenti bizantini (di cui Mele faceva parte),
ancora presenti a Bari, avessero “colonizzato” l’interno della Terra di Bari.
La presenza del borgo è intuibile anche dalle piccole componenti
architettoniche riutilizzate nella costruzione dei muretti a secco che
delimitano i poderi della zona: frammenti di pietre levigate, elementi in
ceramica e antichi mattoni sono ancora oggi utilizzati come materiale
costruttivo, esattamente come accadeva mille anni fa. In quel periodo, il borgo
si dota anche di una chiesa, un piccolo edificio di cui rimane traccia nella
struttura della chiesa attuale: il muro a sinistra della facciata principale,
infatti, ingloba al suo interno un piccolo arco, la cui datazione (sulla base
di confronti con altre murature) sembra ricondurci proprio all’epoca in cui il
figlio di Mele eredita dal padre le sue tenute a Sizirum. Il borgo cresce e diventa un vero e proprio casale, con
famiglie di agricoltori dediti allo sfruttamento della terra che animano la
vita del paese e lo rendono prospero.
Le sue terre sono floride, tanto che nel
1134 Guido di Venosa, signore del castello di S. Nicandro, dona al monastero benedettino
della Trinità di Cava de’ Tirreni numerosi beni nella zona della chiesa di
Santa Maria a Sizzaro, tra cui due vigne: era uso frequente donare rendite di
terreni ad istituzioni religiose per assicurarsi visibilità o forse per
ricambiare dei favori. La chiesa di Sizzaro, con il suo casale, entra così a
far parte delle proprietà dei Benedettini, che conservano una predilezione
particolare per questo luogo, come dimostra l’epigrafe che ancora oggi
campeggia all’ingresso della chiesa, fatta apporre proprio dai Benedettini, su
commissione di Romualdo di Guarna, arcivescovo di Salerno, in cui il prelato
promette di concedere l’indulgenza ai fedeli col venire con la coscienza pura qui adesso e per sempre nel solennizzo
della seconda festa di qualunque settimana.
Nel 1171 il casale è
addirittura menzionato in una bolla papale, quella con cui Alessandro III
assegna al vescovo di Bari Rainaldo la giurisdizione su alcuni centri della
provincia, tra cui proprio Sizirum.
L’ascesa
del casale è purtroppo destinata ad arrestarsi bruscamente: in una delle loro incursioni lungo la costa adriatica gli Ungari, nel 1349,
devastano la Terra di Bari e radono al suolo il borgo di Sizzaro. Dell’antica
chiesa rimangono quell’esiguo lacerto di arco nel muro di sinistra e l’epigrafe
dei Benedettini. La tenacia dei nostri avi, però, non conosce battute d’arresto
e già nel XV secolo la chiesa dedicata alla Madonna è di nuovo in piedi.
Nuovi restauri alla chiesa nel 1853 e nel 1882 confermano l’affezione verso questo luogo degli abitanti sannicandresi, che continuano ancora ad accorrere a Sizirum, nel giorno del Lunedì dell’Angelo, per un pellegrinaggio che è allo stesso tempo occasione di stare insieme e di ribadire la propria fede, memori della promessa fatta da Romualdo, scolpita in maniera imperitura nella pietra.
Ancora oggi, la chiesa della Madonna di Sizzaro, con il suo campanile bianco immerso nel verde, veglia sulle nostre campagne, come testimone silenziosa e discreta degli eventi della storia la cui eco giunge fino a noi.
Nuovi restauri alla chiesa nel 1853 e nel 1882 confermano l’affezione verso questo luogo degli abitanti sannicandresi, che continuano ancora ad accorrere a Sizirum, nel giorno del Lunedì dell’Angelo, per un pellegrinaggio che è allo stesso tempo occasione di stare insieme e di ribadire la propria fede, memori della promessa fatta da Romualdo, scolpita in maniera imperitura nella pietra.
Ancora oggi, la chiesa della Madonna di Sizzaro, con il suo campanile bianco immerso nel verde, veglia sulle nostre campagne, come testimone silenziosa e discreta degli eventi della storia la cui eco giunge fino a noi.
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